Dalla_selva_del_peccato_alla_visione_di_Cristo_La_presenza_d

28 Nel cielo del Sole Nel cielo del Sole vengono ad incontrare Dante e Beatrice gli spiriti sapienti, formando intorno a loro via via tre ghirlande luminose di anime che cantano e danzano. Uno spirito della prima corona, San Tommaso d’Aquino, tesse il panegirico di San Francesco, tutto serafico in ardore ed esalta le sue nozze con madonna Povertà, stabilendo un modo implicito un’equazione: Cristo sta alla Chiesa come Francesco sta alla povertà, sovrapponendo le figure di Cristo e di Francesco e della Chiesa e della povertà. In modo polemico, accusando implicitamente di mondanità la Chiesa, si dice che la Povertà è vedova di Cristo, suo primo marito. Francesco che sposa madonna Povertà deve essere un modello per tutta la Chiesa, che è per sua natura sposa di Cristo. Da Cristo a Francesco la Povertà non ha trovato altro marito fedele. Con un ardito ed elaborato paragone Dante raffronta le spose di Cristo, la Povertà, Maria, ed implicitamente la Chiesa stessa, riservando alla Povertà un posto di privilegio. Maria infatti piange ai piedi della croce, mentre la Povertà piange con Cristo, nudo, privo di tutto, sulla croce stessa: “ Né valse esser costante né feroce si che, dove Maria rimase giuso ella con Cristo pianse in su la Croce ”. (Paradiso XI,70-72) Possiamo perdonare a Dante questa forzatura polemica, che sa di sottigliezza sofistica, tratta dall’ Arbor Vitae Crucifixae di Ubertino da Casale: ma al nostro poeta sta veramente a cuore che la Chiesa si rinnovi, destinando le sue ricchezze ai poveri ed imitando la povertà di Cristo, di Maria e di Francesco. Più avanti è ancora Tommaso d’Aquino a spiegare a Dante la perfezione delle opere che escono immedia- tamente dalle mani di Dio: come perfettissimo fu creato Adamo, così in assoluta perfezione avvenne l’incarnazione del Verbo in Maria per opera dello Spirito Santo: Gesù è il nuovo Adamo. Anche qui Dante con lo stilema “ la Vergine pregna ” mani- festa il suo stupore silenzioso ed assorto davanti al mistero dell’incarnazione. “ Così fu fatta già la terra (Adamo) degna di tutta l’animal perfezione; così fu fatta la Vergine pregna ”. (Paradiso XIII, 82-84) Anche Salomone, sempre nel cielo degli spiriti sapienti, pren- de la parola per chiarire a Dante che la luminosità irradiata dalle anime crescerà con la resurrezione del loro corpo. Nel descrive- re lo splendore immortale delle creature umane, destinate alla piena salvezza, Salomone parla con voce “modesta”, qui nel senso etimologico di temperata e soave, ma nella mente del po- eta riaffiora ancora la dolcezza della scena dell’Annunciazione:

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