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LA SCUOLA E L’UOMO -
Anno LXIX - Numero 5-6 - Maggio-Giugno 2012
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don Carlo Nanni s.d.b., Rettore Università Pontificia Salesiana - Consulente ecclesiastico centrale UCIIM
C
ari soci, pensando all’estate mi sono
chiesto cosa comunicarvi in particola-
re. Abbiamo i pensieri già proiettati al
Congresso Nazionale di dicembre. Ma c’è un
contesto sociale ed ecclesiale che non pos-
siamo dimenticare: la crisi e la ripresa che
non ci fa dormire sonni tranquilli; l’anno
della fede indetto da papa Benedetto VI da
ottobre 20102 a ottobre 2013 (grosso modo
l’anno liturgico) e poi il cinquantesimo del
Concilio Vaticano II, il ventesimo del Cate-
chismo della Chiesa Cattolica, il XIII Sinodo
dei Vescovi su «La nuova evangelizzazione
per la trasmissione della fede» che si terrà
a Roma dal 7 al 28 ottobre 2012.
Ne abbiamo di che!... per non aggiunge-
re la sofferenza, l’aggravio della situazione
che si ha da sopportare come gente di scuo-
la con la paventata «spending review», che
ancora una volta alza la sua accetta (o per
essere più… gentili, usa le sue forbici) sul
già tanto ristretto sostegno alla scuola, alla
formazione, alla ricerca.
Il contesto della paura
e la via d’uscita della speranza
Comprendete perché mi viene spontaneo
essere con voi in questo non facile momento.
E lo faccio riferendomi all’ultimo libro
del Ministro per la cooperazione internazio-
nale e l’integrazione, prof. Andrea Riccardi
intitolato: «Dopo la paura la speranza». Ca-
pite subito in che prospettiva mi metto. E
seguirò molto da vicino l’intervento fatto
da Sua Eminenza il card. Giuseppe Betori,
vescovo di Firenze, in occasione della pre-
sentazione del libro il 2 luglio 2012.
Si dice che l’uscita dalla crisi, che ci atta-
naglia e ci vessa da tutte parti, non è solo
economico-politica. È anche culturale, valo-
riale, morale, etica. Non basta il rigore. Per
la ripresa non bastano le misure economi-
che. Ci vuole la virtù. Ci vogliono persone
con la spina dorsale. Non significa essere
moralistici. È importante avere idee forti e
motivate. Avere delle prospettive di senso e
che fanno sentire che vale la pena impegnar-
si e, ancora prima, sperare: perché è diffici-
le sperare; perché alla fin fine tutti e ciascu-
no abbiamo da poter rispondere alle tre fa-
mose domande di Kant: cosa possiamo cono-
scere? cosa dobbiamo fare? cosa possiamo
sperare?
In prima battuta verrebbe proprio da dire
che non è facile trovare un santo a cui votarsi.
Il riferimento alle radici culturali
del nostro paese
Come è nello stile e prima ancora nella
storia del Ministro Andrea Riccardi, egli ha
sempre lo sguardo concentrato sul nostro
Paese, ma pure sempre aperto a un orizzon-
te a tutto campo sulle dinamiche mondiali.
Del resto non si può fare altrimenti. È l’epi-
centro del problema della cultura di oggi,
scossa e «terremotata» dalla globalizzazio-
ne: non perdere la propria identità e la co-
scienza di sé ma al contempo aprire mente e
cuore all’incontro con l’altro, sempre più fi-
sicamente e mediaticamente vicino.
Nel bene e nel male la crescente globaliz-
zazione impone di dare una qualche soluzio-
ne al problema.
Certo, per non lasciarsi prendere dalla
paura e sentirsi spersi nel vortice della glo-
balizzazione, è degno e doveroso far riferi-
mento all’eredità di valori umani e cristiani
che rappresenta il patrimonio più prezioso
del popolo italiano. Più specificamente si
tratta di potersi riferire alla preziosa eredi-
tà della cultura, fiorita comune ceppo «ita-
liano» nel corso delle generazioni, pur nella
differenziazione delle «mille città e comu-
ni» che costituiscono il nerbo del nostro
S p i r i t u a l i t à
OLTRE LA PAURA E LA SOLITUDINE:
LA SPERANZA CRISTIANA